Twins Spaces

« Older   Newer »
  Share  
<*>Miharu<*>
CAT_IMG Posted on 1/8/2010, 15:02     +1   -1




Titolo: Twins Spaces
Autore: <*>Miharu<*>
Rating: G
Avvisi: //
Genere: Fluff (oddio, credo di esserci riuscita davvero o__o)
Note dell'autore: Come la maggior parte delle cose che scrivo, l'idea per questa cosina mi nasce all'improvviso, da una foto che ho visto su facebook.
Questa foto è la bastarda che mi ha scatenato dentro la voglia di scrivere. Ed è stato inebriante. Era almeno un mese, se non di più (o almeno nella mia mente sono sembrati secoli) che non mi succedeva una cosa del genere. Ed è stato fantastico. Sentire di nuovo quella forza che fa muovere le mie dita, quel brivido lungo la schiena e quel calore nel corpo... basta, mi sto esaltando *___*
Disclaimers: Né i Tokio Hotel né i loro componenti sono di mia proprietà. Io li utilizzo solo come attori per i miei deliri mentali (anche se qui di deliri non ce ne sono ^^) e non guadagno un assoluto nulla da ciò che scrivo.
Se non la gioia ritrovata di scrivere e di vivere con la scrittura <3
Riassunto:
“Bill and Tom don't have their own space. There is only twin space.”
“Bill e Tom non hanno uno spazio personale. C'è solo uno spazio gemellare.”


~ . ~ . ~

image
Banner by me, <*>Miharu<*>



Twins Spaces



Bill aprì gli occhi, quella mattina, e si sorprese di essersi svegliato così presto, per i suoi standard.
Rivolse uno sguardo ancora addormentato alla sveglia affianco al letto, che segnava appena le 12:15pm.
Ma chi me lo fa fare?!” si chiese, prima di appoggiare nuovamente la testa sul cuscino, cercando di ritornare nel mondo dei sogni.
Dopo appena qualche minuto, che nel dormiveglia gli sembrarono appena pochi istanti, sentì qualcosa appoggiarsi alla sua schiena, qualcosa di caldo e nudo.
Sorrise, nel sonno, e si girò verso il corpo che, ancora cullato dall'abbraccio di Morfeo, si era spinto fino a far collidere le loro schiene.
Guardò suo fratello raggomitolato come un gatto, in posizione fetale, dormire beato, stringendosi maggiormente al moro.
E Bill non poté far altro che sorridere, ancora leggermente assonnato, pensando a quanto riuscisse ad essere dolce Tom.
In effetti, a ben pensare, lui riusciva ad essere qualunque cosa volesse. Sapeva essere il giovane uomo pazzo e sconsiderato, mentre giocava con Georg o (molto meno probabile) con Gustav; sapeva essere il play boy pieno di malizia nelle interviste; e sapeva essere il fratello più dolce e comprensivo della terra, oltre che un ragazzo di una tenerezza allucinante.
Bill piegò appena la testa di lato, mettendosi a sedere e osservando il gemello.
Non erano poi così tanto diversi, se li guardavi bene. O se li conoscevi più a fondo. Ma, dopotutto, loro erano come una sola persona, no?
Un quadrato perfetto, ed entrambi incarnavano un lato, alternandosi. I difetti di uno venivano smorzati dai pregi dell'altro, e viceversa.
Bill quasi scoppiò a ridere quando vide il fratello voltarsi, nel sonno, mugugnando qualcosa di incomprensibile e gettando un braccio sulle gambe del moro.
Se fosse stato chiunque altro, al cantante avrebbe dato molto fastidio che lo si toccasse così tanto.
Non sopportava le persone troppo appiccicose, che invadevano il suo spazio.
Ma con Tom era tutto diverso. Insomma, non si parlava più di “spazio personale”, no?
Nel mentre dei suoi pensieri il chitarrista aprì gli occhi, stropicciandoseli con il pugno.
Sembra un bimbo di cinque anni!” pensò intenerito Bill.
« 'ngiorno... » mugugnò Tom affondando il viso nuovamente nel cuscino.
« Buon giorno! » rispose il più piccolo, ormai completamente sveglio. Non sarebbe riuscito a riaddormentarsi nemmeno volendolo, a quel punto.
E quando fece per spostarsi, per alzarsi e farsi una doccia, il braccio del fratello lo trattenne sul materasso.
« Tom, mi lasci andare? » domandò paziente, con un sorriso sulle labbra.
« No... » fu la risposta secca del maggiore, anche se il suono che gli uscì dalla gola fu più quello di un bimbo capriccioso.
Bill sbuffò, alzando gli occhi al cielo -senza smettere di sorridere- e si rimise sotto alle coperte, guardando suo fratello.
« Se resto qui cinque minuti -e che siano cinque, Tom- poi mi lasci andare? » domandò.
Il ragazzo alzò la testa dai cuscini, guardandolo con la sua solita adorabile faccia da schiaffi.
« Affare fatto. » esclamò, prima di abbracciare il gemello e chiudere gli occhi, le labbra che non riuscivano a spegnere il loro sorriso.
« Tanto lo so che con te sono i cinque minuti dei parrucchieri, Tomi... » mormorò rassegnato Bill, sorridendo a sua volta, e accoccolandosi al petto del maggiore, chiudendo gli occhi.
La sera prima avevano fatto un concerto, e per questo potevano permettersi di dormire anche fino a sera tardi, se avesse voluto.
E, pensandoci bene, non era poi una brutta idea...
Sentì le braccia di Tom stringerlo un po' a sé, e il suo sorriso si ampliò.
Era davvero incredibile la tenerezza che riusciva ad emanare suo fratello, e quanto non gli desse fastidio la sua presenza costantemente al proprio fianco.
Insomma, si sente così tanto spesso di fratelli che litigano e si odiano, che quando era più piccolo Bill temeva che potesse capitare che a loro!
Ma stranamente nessuna litigata li aveva portati così tanto oltre il limite da odiarsi. A ben pensare sapevano che non si sarebbero mai potuti odiare.
Sentivano dentro quella certezza del bisogno reciproco.
Respirare la stessa aria, vivere lo stesso spazio... cose così.
Non si era mai fermato a ragionarci, ma forse ciò che scrivevano le twincester era vero, vero sul serio.
Non che loro due avessero degli incontri fisici di quel tipo, ma era indubbio cosa sentissero l'uno per l'altro.
Bill nelle sue canzoni parlava sempre di amore, parlava sempre a questa persona astratta, e in ognuno dei suoi testi traspariva il bisogno che sentiva dentro, quasi lo si potesse vedere grondare come acqua su di uno specchio.
E se davvero le avesse inconsciamente dedicate a Tom?
Lui non pensava a nessuno in particolare, quando ideava un nuovo testo, ma sentiva solo di rivolgersi a questo “qualcuno”, che sapeva ci sarebbe stato sempre, che non avrebbe avuto bisogno delle sue parole per capire di cosa avesse bisogno.
Quel qualcuno che, quando ti svegli al mattino, non vorresti lasciare solo tra le lenzuola, a cui a volte proprio non riesci a dire di no.
Aprì gli occhi, alzando un poco lo sguardo per fissare i suoi occhi sul viso di suo fratello.
E se davvero fosse lui, quel qualcuno?
Insomma, non intendeva che lui potesse diventare il suo ragazzo o cose del genere, assolutamente no!, ma comprendeva di sentire per il gemello quel particolare sentimento che cercava di trasmettere nei suoi testi.
L'istintivo bisogno, quella morsa allo stomaco, quella spinta interna a cercare le belle sensazioni.
E se quelle belle sensazioni fossero state al fianco di suo fratello, non capiva cosa ci potesse essere di sbagliato.
Forse prima o poi avrebbe trovato qualcuno con cui vivere una storia d'amore in piena regola -sentimenti astratti e momenti di intimità fisici annessi-, uomo o donna poco avrebbe importato, ma per il momento il calore che Tom riusciva a dargli, il calore al cuore, andava più che bene.
Non ne era innamorato, ma ne aveva bisogno, e sapeva che ci sarebbe stato se il gemello avesse avuto bisogno di lui.
Comprese che erano la roccia reciproca, erano il solido appiglio durante un naufragio, il riparo dalla pioggia.
O dal monsone...” pensò, soffocando una risata, stupendosi che quei sentimenti fossero così radicati in lui che persino nelle prime canzoni si potevano riscontrare.
Ma”, ragionò, “forse non ci ho mai pensato perchè mi ci sono sempre trovato in mezzo, e quindi non esisteva per me cosa più naturale che amare mio fratello. Ma di un amore puro, nulla di carnale.
Richiuse gli occhi, riaddormentandosi mentre si stringeva maggiormente al chitarrista.

***

Tom si svegliò appena mezzora più tardi, con un dolce peso sul petto.
E aprendo gli occhi sorrise, piegando la testa da un lato, quando vide che quel peso era la testa di suo fratello, sul suo petto.
Nel sonno si erano mossi, cambiando posizione, e Tom era finito disteso di schiena, con la testa di Bill posata sul suo petto, il braccio intorno al suo busto.
Il maggiore si mise seduto, cercando di non svegliare il gemello, e gli accarezzò la testa, dolcemente.
Sembrava un bimbo, oppure un angelo, in quel momento.
Ormai Tom non si stupiva più dei suoi pensieri. Si era messo tempo prima a ragionare su ciò che lo legava esattamente a suo fratello, e si era accorto che non era niente di più semplicemente complicato dell'amore.
Eppure non si sarebbe mai sognato di toccare Bill nemmeno con un dito, sessualmente parlando!
Era un amore strano, il loro. Sentiva che mai avrebbe abbandonato Bill.
Era una specie di tacito giuramento, scritto nei loro DNA, qualcosa di solenne e importante.
Non abbandonarlo. Non farlo mai.” ecco cosa sembrava che dicesse, quel giuramento.
E Tom non si sarebbe sognato di infrangerlo per nulla al mondo.
Non che dovesse proteggere il fratello -Bill quando voleva sapeva difendersi benissimo da solo!- ma sapeva di dovergli stare accanto, di restare con lui.
Perchè da sempre le persone cercano le cose positive, cercano il bello, e tutto questo il chitarrista l'aveva trovato nel gemello.
Cosa ci poteva essere di sbagliato in questo?
Nulla, assolutamente nulla. E così capitava spesso che rimanessero insieme, da soli, e si coccolassero, oppure rimanessero soltanto a parlare e a divertirsi.
A volte gli dispiaceva per Georg e Gustav, che facevano davvero una fatica terribile a relazionarsi con loro due.
Non che i gemelli avessero un atteggiamento chiuso nei confronti del mondo esterno a loro due, ma quando stavano insieme, quando si parlavano, si guardavano, si toccavano, succedeva qualcosa.
Tom poteva sentirlo, quel qualcosa, e a volte gli pareva quasi di vederlo.
Come una linea insormontabile, una barriera indistruttibile, che li separava dal mondo. Loro non volevano erigerla, ma accadeva comunque.
Tom emise uno sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Questi sono i geni da scrittore di Bill che prendono possesso di me, ecco cosa...” pensò, mentre continuava ad accarezzare la testa del più piccolo.
Rimase così per istanti interminabili, quando la vibrazione del suo cellulare, sul comodino affianco del letto, lo riscosse dai suoi pensieri.
Promemoria: intervista per nonsocosa (bla bla bla) alle 13.30.
Tom guardò perplesso lo schermo del cellulare per qualche secondo, confuso, prima di liberarsi in una risata sincera e divertita.
"La prossima volta non faccio più salvare i promemoria a Bill!" pensò divertito, mentre svegliava dolcemente il gemello e si preparavano per l'intervista.
Si vestirono, ridendo e scherzando come inspiegabilmente solo loro sapevano fare. E per i gemelli era tutto fuorché un modo di dire.
Perchè davvero loro riuscivano a trovare le parole esatte da dirsi l'un l'altro, davvero erano in grado di fare la battuta giusta al momento giusto.
Raggiunsero il resto del gruppo e insieme si recarono all'intervista.
Solite domande, solite risposte... Tom rischiava seriamente di addormentarsi, quando l'intervistatrice fece una domanda che catturò tutta la sua attenzione.
« In molte foto siete ritratti vicini, è raro o quasi impossibile vedervi separati, e in ogni video siete sempre e costantemente insieme. Non sentite mai la necessità di uno spazio personale? »
« No. » risposero in coro i gemelli, liberando poi una risata, dopo essersi guardati complici, e venendo seguiti da quasi tutto lo studio.
« In realtà ci troviamo estremamente bene con la compagnia reciproca. » rispose il cantante, gesticolando come sua abitudine, e guardando il gemello ad intervalli regolari.
Tom, dal canto suo, fissava il più piccolo in viso, sorridendo inconsapevolmente.
Non pensava a nulla in particolare, quando si perdeva ad ascoltare Bill, ma non riusciva in alcun modo ad impedirsi il sorriso, ogni volta che succedeva.
« Non ci accorgiamo del tempo che passa. Noi parliamo, ridiamo, magari litighiamo anche, ma per noi sembrano passare solo una manciata di minuti, mentre si rivelano essere ore intere. » continuò il minore, senza smettere di guardare il fratello di tanto in tanto, « È come essere sul palco: una volta che sei lì il tempo si ferma, anzi arriva a non esistere proprio. » concluse il cantante, pronunciando l'ultima frase guardando il maggiore dritto negli occhi.
Restarono così per qualche istante.
« Ma, ritornando al discorso dello spazio personale » disse Tom, spostando lo sguardo da Bill all'intervistatrice, « noi non ne sentiamo il bisogno perchè abbiamo già il nostro spazio personale. » spiegò il maggiore, « Sai no? Siamo come una persona solo, con due personalità e quattro facce, quindi è come se il nostro spazio personale fosse doppio, trasformandosi così in uno spazio... “gemellare”. » concluse con uno dei suoi soliti sorriso strafottenti, guardando il pubblico presente per poi rivolgere i suoi occhi al gemello, fondendo i loto sguardi così come i loro sorrisi.
Esattamente nello stesso momento quella barriera invisibile si erse attorno a loro, trasparente ma indistruttibile.
Ma a nessuno dei due pareva importare molto.

***

Una volta tornati in albero David annunciò loro che non erano previsti altri impegni per la giornata e i ragazzi si ritirarono nelle proprie camere.
« È stata una cosa estremamente carina quella che hai detto nell'intervista, Tom. » disse il cantante, seduto leggermente scomposto sul divanetto.
Il chitarrista, sdraiato sul letto, alzò gli occhi dal cellulare per guardarlo.
« Bè, è la verità, no? » gli domandò dolcemente, invitando il fratello a raggiungerlo sul letto con un gesto della mano.
Bill non si fece pregare e si accoccolò al gemello, beandosi di quel calore al cuore che sentiva ogni volta.
« Si, è vero, ma non ci avevo mai pensato. » disse, ad occhi chiusi, mentre il maggiore gli accarezzava distrattamente i capelli, « Visto che se ti impegni sei intelligente anche tu, Tom? » lo schernì con un sorriso.
« Ah davvero? » chiese il più grande, fissandolo con un sopracciglio inarcato e le labbra piegate in un sorriso sghembo, prima di accanirsi sul cantante.
« No, no! » gridò quello, fra le risate, « Il solletico no! »
Iniziarono una “lotta per la supremazia”, e se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe calcolato si e no 10 anni al massimo, sommando l'età (mentale!) dei due ragazzi.
Ci volle molto poco, perchè entrambi si abbandonassero sul materasso, col fiato corto per le risate.
« Ma quanti anni abbiamo, cinque? » riuscì a chiedere il chitarrista, senza smettere la sua risata.
« Ovvio che si. » rispose Bill con tranquillità, rotolando poi sulle lenzuola fino a raggiungere il gemello, sdraiandosi a pancia in giù al suo fianco, e poggiando il braccio sinistro sul suo petto.
Il maggiore non si scompose, continuando a fissare il soffitto -ancora intento a riprendere fiato- ma anzi mise il proprio braccio sinistro supra quello del gemello, facendo combaciare le loro mani.
« Grazie. » mormorò Bill.
« Cosa? » domandò il fratello, non avendo capito.
Il cantante alzò il viso dal letto, sdraiandosi di schiena al fianco del gemello, « Ho detto “grazie”, Tom. »
Il ragazzo chiamato in causa lo guardò negli occhi, confuso.
« E come mai mi dovresti ringraziare? » domandò.
« Perché mi hai seguito in questo sogno che sembrava così tanto una pazzia da essere realizzabile. Ecco perchè ti ringrazio. » mormorò il minore, senza smettere di rispondere allo sguardo del gemello e senza alcuna vergogna.
Perchè provare imbarazzo difronte alla verità?
« Non devi ringraziarmi, Bill. Dopotutto se non ci fossi stato io a quest'ora sareste ancora a suonare nei locali di Magdeburgo, no? » lo prese in giro il chitarrista, ricevendo prontamente una cuscinata sulla faccia dal fratello.
Rincominciarono a giocare, come bambini, e quella linea marcata, dalla quale si ergeva la barriera invisibile che li estraniava dal mondo, acquistava forza e spessore.
Eppure quello scudo non è come si può pensare, ma a senso unico.
I gemelli possono decidere in ogni momento di attraversarlo, interagendo col mondo esterno -che così poco può vedere e capire di entrambi-, ma le persone attorno a loro trovano il forte e quasi insormontabile ostacolo della barriera.
Tutto nelle loro mani, a loro spetta la scelta, e sempre insieme l'affronteranno.
Anche se mai permetteranno a chicchessia, per quanto affetto possano provare, di intaccare il loro equilibrio.
Di entrare nel loro spazio gemellare.

Fine.



Note finali: Che dire? Che questa cosina piccina picciò si è praticamente scritta da sola.
Avete presente quando voi siete tranquille, vi fate i cazzi vostri, e ad un certo punto vi arriva un'idea, ma non un'idea come le altre, ma una di quelle che ti si piantano nelle vene e urlano di essere sviluppate, di essere ascoltate, di essere scritte?
Vi è mai capitato?
Ecco, a me poche volte, ma ognuna di queste si è trasformat ain una storia.
L'ultima, prima di questa, è stata la mia long... morire che riuscissi a togliermela dalla testa xD

Attendo trepidante i vostri commenti u_u xD
 
Top
Veroschäfer
CAT_IMG Posted on 1/8/2010, 15:51     +1   -1




Alloooora, prima di leggerla ti scrivo una cosa sennò mi dimentico, vai nel regolamente della sezione e fai da li i vari copia e incolla dei rating,e generi, perchè non esenndo un forum specializzato in FF/TWC/OS non abbiamo gli stessi che hai riportato tu, quindi le ragazze anno fatica a capire cosa hai scritto;)
 
Top
<*>Miharu<*>
CAT_IMG Posted on 25/8/2010, 10:05     +1   -1




Ti ringrazio per il consiglio :)
Ma avevo un'idea. E' solo un'ideuzza, quindi nessun problema se non va bene :)
E se integrassi il documento che ho io di generi/avvisi/rating? Più o meno è quello che viene utilizzato praticamente ovunque nei forum (almeno sui TH). Così, se doveste leggere una storia su un'altro forum, o vi venisse inviato un documento da qualcuno, sarebbe più facile capire di che tipo di storia si tratta ^^
 
Top
2 replies since 1/8/2010, 15:02   134 views
  Share